La prevenzione dei paradismorfismi vertebrali nell'età evolutiva

INTRODUZIONE

Attualmente la medicina tende a privilegiare la prevenzione rispetto alla terapia, allo scopo di evitare, per quanto possibile, l’insorgere della malattia medesima.

Negli ultimi decenni, lo screening scolastico per l’individuazione dei paradismorfismi vertebrali come metodica di prevenzione, ha ridotto notevolmente, specie negli Stati Uniti, l’aggravamento di molte patologie vertebrali e il numero di scoliosi da sottoporre a trattamento chirurgico.

Questa valida ed efficace metodica di prevenzione, in Italia ancora poco diffusa, dovrebbe diffondersi in modo sistematico non solo nelle scuole, ma anche nei centri fitness, che accolgono sempre più soggetti in età evolutiva, e nei centri di avviamento allo sport.

POSTURA E PARADISMORFISMI

L’uomo attraverso un’evoluzione di milioni di anni ha conquistato la postura eretta, che rappresenta una funzione egemonica insieme alla respirazione e alla nutrizione.

Attualmente non esiste una definizione univoca del termine postura, intesa non solo come corretta disposizione di ciascun segmento corporeo in relazione a quelli adiacenti, ma come la principale forma di comunicazione non verbale dell’uomo.

Essa, infatti, scaturisce da un insieme di fattori genetici, emozionali, somatici, cognitivi, sociali e rappresenta la posizione assunta in modo automatico e involontario da ciascun individuo in relazione all’ambiente circostante e al vissuto emozionale

La postura corretta si evidenzia con struttura e forma armoniose, catene muscolari equilibrate, assenza di tensioni e di retrazioni.

Viceversa, una statica alterata produce sollecitazioni anomale, squilibrio tra le diverse catene muscolari e nel tempo tensioni, retrazioni e dolori miofasciali.

Molti autori hanno tentato di definire in modo univoco i paramorfismi e i dismorfismi, ma attualmente nessuna definizione appare completa e risolutiva.

Fondamentalmente, il paramorfismo è un'alterazione posturale di tipo funzionale che interessa solo i tessuti molli (legamenti, muscoli, ecc.) ed è reversibile e autocorreggibile.

Invece, il dismorfismo rappresenta un’alterazione morfologica, strutturata e irreversibile.

I paradismorfismi vertebrali si instaurano (a parte le forme congenite), all’incirca tra i 7 e i 14 anni, ma si evidenziano particolarmente nell'età prepuberale, quando l'organismo è sottoposto a squilibri osteoarticolari e muscolo-legamentosi, dovuti allo sviluppo staturo-ponderale.

Il confine tra paramorfismi e dismorfismi è molto difficile da tracciare, poiché tutti i dismorfismi, ad eccezione di quelli congeniti, iniziano sotto forma di paramorfismi e, d'altronde, non tutti i paramorfismi evolvono in dismorfismi.

Alla luce di queste considerazioni, sarebbe preferibile definire i paradismorfismi come alterazioni morfofunzionali o disordini posturali.

Le alterazioni morfofunzionali vertebrali (disordini posturali) più frequenti si possono classificare secondo lo schema di seguito proposto:

CLASSIFICAZIONE PARADISMORFISMI VERTEBRALI

1- PIANO SAGITTALE

1a-Aumento delle curve fisologiche:

a - ipercifosi

b - iperlordosi

c - cifolordosi

2a-Inversione delle curve fisiologiche:

d – inversione (o riduzione) lordosi cervicale

e - cifosi lombare

f - dorso piatto (o cavo)

3a-Estensione delle curve fisiologiche:

g - cifosi dorsolombare

h - lordosi estesa


2 – PIANO FRONTALE

A) Scoliosi (strutturale)

B) Atteggiamento scoliotico

L’adolescente affetto da disordini posturali presenta bascule e torsioni dei cingoli, squilibri tra diverse catene muscolari di cui non è consapevole e nel tempo avrà un’integrazione scorretta del proprio schema corporeo, in quanto il sistema tonico-posturale è un sistema automatico e involontario, in grado di autoregolarsi, ma non di autocorreggersi.

CENNI DI POSTUROLOGIA

Oggi l’analisi della postura è di competenza della posturologia, una disciplina medica relativamente nuova, che attraverso una visione olistica dell’uomo studia il sistema tonico-posturale (STP), le sue disfunzioni e i disturbi statici dell’asse corporeo, con e senza sintomatologia dolorosa.

La posturologia ci ha permesso di comprendere, almeno in parte, il funzionamento del STP, il quale è costituito da rapporti di interdipendenza tra i seguenti sistemi funzionali:

§ Podalico

§ Stomatognatico (masticatorio)

§ Vestibolare-uditivo

§ Visuo-oculomotorio

§ Cutaneo

§ Psicoemozionale

§ Artromuscolare (propriocettivo)

§ Craniosacrale



Recettori specifici situati nei diversi sistemi funzionali suddetti (piedi, occhi, bocca, labirinto, pelle, muscoli, ecc.), attraverso particolari circuiti sensitivo-motori, inviano continuamente afferenze al sistema nervoso centrale, dove subiscono complessi processi di elaborazione e integrazione, determinando il controllo e la regolazione della postura (efferenza).

I recettori posturali sono stati classificati in “esocettori” e in “endocettori”.

I primi comprendono il vestibolo, i recettori visivi e la pianta del piede; i secondi, danno informazioni sulle relazioni tra le varie parti del corpo e comprendono, la propriocezione (apparato artromuscolare) e l’oculomotricità.

Lo squilibrio di alcuni recettori posturali (malocclusione, appoggio plantare anomalo, disturbo oculomotorio, difetto visivo, trauma cervicale, ecc.), determinerà nel tempo una “disfunzione posturale” che potrà essere valutata tramite un accurato esame clinico-posturale ed eventualmente riabilitata con opportune metodologie (plantari, bite, riabilitazione occlusale, osteopatia, ortottica, ecc), finalizzate al riequilibrio dei medesimi recettori.

I disordini posturali dell’età evolutiva (paradismorfismi) si evidenziano (a parte le forme congenite), particolarmente tra i 7 e i 14 anni e, pertanto, in questo periodo è necessario sottoporre il bambino a un controllo posturale preventivo almeno una volta l’anno.

Essi, spesso, possono avere come causa primaria o secondaria un disturbo dei seguenti apparati connessi col sistema posturale:


§ masticatorio (malocclusione, deglutizione atipica, ecc.);

§ visivo (miopia, ipermetropia, astigmatismo);

§ oculomotorio (strabismo, eteroforia, ipoconvergenza);

§ podalico (piede piatto, cavo, ecc.).

Pertanto, insieme all’esame morfo-posturale, è indispensabile sottoporre il bambino a un preventivo controllo medico specialistico sia odontoiatrico che oculistico almeno una volta l’anno.

I disordini posturali sono influenzati, oltre che da fattori socio-ambientali, anche dall’ereditarietà; pertanto genitori affetti da importanti alterazioni posturali (specialmente scoliosi) devono “sorvegliare” particolarmente i propri figli, mediante controlli posturali preventivi periodici.

LINEE GUIDA PER L’ESPLETAMENTO DELL’ESAME MORFO-POSTURALE
L’esame morfo-posturale (non posturologico) tramite l’osservazione clinica e specifici test, ha lo scopo di prevenire i disordini posturali (paradismorfismi) dell’età evolutiva, evidenziando:

1. asimmetrie sui tre piani dello spazio;

2. distretti e catene muscolari ipoestensibili o retratti.

Questo tipo di esame dovrebbe essere eseguito in modo sistematico in tutti i centri fitness, su tutti i soggetti, considerato che la corretta postura rappresenta sicuramente un aspetto fondamentale del benessere psicofisico.

L’esame obiettivo morfo-posturale può essere eseguito oltre che da un medico (in particolare fisiatra o ortopedico), da un fisioterapista o da un chinesiologo (diplomato ISEF o laureato in scienze motorie).

Invece, l’esame posturologico, volutamente non trattato perchè esula dalle finalità del presente articolo, è molto più complesso, in quanto valuta anche la funzionalità dei recettori e dei riflessi posturali con specifici test clinici e strumentali.

La prima fase dell’esame morfo-posturale, consiste in un interrogatorio specifico del bambino e soprattutto dei genitori, per conoscere lo stato psicofisico, l’anamnesi patologica e le abitudini quotidiane.

Dopodiché, il bambino in slip (o costume) e in un ambiente adeguato, viene analizzato globalmente allo scopo di evidenziare eventuali asimmetrie e/o ipotrofie muscolari, cicatrici e altri segni macroscopici.

A questo punto, servendosi eventualmente di un analizzatore posturale, inizia l’esame statico della postura sui tre piani, con il bambino in posizione eretta, talloni distanti circa 5-10 cm e piedi leggermente extrarotati in modo che i loro assi longitudinali formino un angolo di circa 30 gradi (angolo di Piock).

Nell’ispezione del piano dorsale bisogna considerare i seguenti punti di repere:

Ø l’allineamento orizzontale delle spalle (linea biacromiale) e degli angoli

inferiori delle scapole;

Ø l’allineamento verticale delle apofisi spinose;

Ø il parallelismo tra i bordi mediali delle scapole ed il rachide;

Ø l’allineamento orizzontale delle creste iliache(linea bisiliaca);

Ø l’eguaglianza e la simmetria delle pliche glutee e poplitee;

Ø l’eguaglianza dei triangoli della taglia;

Ø l’allineamento degli assi longitudinali degli arti inferiori(ginocchio varo o valgo);

Ø la posizione del retropiede (varo o valgo);

Ø la simmetria dei malleoli.

Nell’ispezione del piano frontale bisogna controllare che l’asse verticale del capo sia perpendicolare al suolo e che le seguenti linee siano orizzontali e parallele al suolo: bipupillare, bimamillare, biacromiale, bisiliaca, bistiloidea.



Inoltre bisogna valutare la posizione degli arti superiori, la simmetria delle clavicole, la forma dello sterno, gli assi longitudinali degli arti inferiori e la posizione delle rotule.

Di profilo (piano sagittale), innanzi tutto, bisogna osservare se rispetto ad un filo a piombo il punto della scapola più sporgente risulta allineato al punto più sporgente del gluteo omolaterale (condizione fisiologica), altrimenti avremo un piano scapolare posteriore se le scapole sporgono indietro, oppure un piano scapolare anteriore se le scapole tendono in avanti.

In pratica, si potrà osservare una postura squilibrata “anteriore” o “posteriore” a seconda se il bambino tende a “cadere” rispettivamente in avanti o indietro rispetto alla verticale.

Sul piano sagittale l’asse verticale del corpo, fisiologicamente, deve passare per i seguenti punti di repere:

§ apice del cranio;

§ meato uditivo esterno;

§ articolazione della spalla;

§ gran trocantere del femore;

§ lievemente anteriore alla linea mediana del ginocchio;

§ anteriormente al malleolo esterno.

La freccia lombare (lordosi lombare), fisiologicamente, dovrebbe essere di 4-6 cm (distanza filo a piombo/terza vertebra lombare), mentre la freccia cervicale (lordosi cervicale) dovrebbe essere di 6-8 cm.



Poi, sempre di profilo, bisogna esaminare la posizione della testa, delle coste e delle spalle.

È fondamentale anche valutare la posizione del bacino (anti-retro-normoversione), la posizione del sacro (tendenza orizzontale o verticale) e quella del ginocchio (flesso o recurvato).

L’esame posturale sul piano trasverso deve considerare eventuali torsioni a livello del capo e dei cingoli scapolare e pelvico.


Circa il 90% delle persone presentano dei disturbi statici della postura con asimmetrie in uno o più piani dello spazio.

Le lievi asimmetrie del cingolo scapolare sui piani trasverso e frontale (torsioni e/o bascule) sono fisiologiche e dovute alla lateralità (soggetto destrimane o mancino), che determina un abbassamento e un’antepulsione della spalla omolaterale alla mano dominante.

L’esame dei piedi, invece, si effettua attraverso l’ispezione e il podoscopio o con pedane baropodometriche, allo scopo di evidenziare eventuali forme di piattismo o di cavismo.

A questo punto si prosegue con l’esame posturale dinamico, invitando il bambino a flettere il busto avanti, con ginocchia distese e mani unite verso il suolo (bending test) e valutando la distanza dita-suolo, la lunghezza degli arti inferiori (eventuale eterometria) e l’eventuale presenza di gibbo (fig.6), che indica la presenza di scoliosi strutturata.

Successivamente, s’invita il bambino a eseguire dei movimenti di flessoestensione, inclinazione e rotazione del rachide per valutare l’ampiezza di movimento, il ritmo lombo-pelvico e l’eventuale insorgenza di dolori.

In decubito supino, invece, è possibile valutare l‘entità delle curve vertebrali e la lunghezza degli arti inferiori in assenza di gravità, attraverso il confronto dei malleoli interni.

L’esame morfo-posturale prosegue con l’analisi della deambulazione, in cui bisogna osservare il corretto svolgimento del passo che, fisiologicamente, inizia con l’appoggio sul bordo esterno del tallone, prosegue con l’appoggio del margine esterno del piede e poi dei metatarsi dal quinto al primo e si conclude con la spinta dell’alluce.

Tramite specifici test, bisogna valutare il grado di estensibilità dei principali distretti muscolari (adduttori, rotatori dell’omero, ileo-psoas, piriforme, soleo, ischio-crurali, sternocleidomastoideo, scaleni, diaframma) e delle principali catene muscolari.

È opportuno anche far eseguire semplici test per la valutazione dell’equilibrio a occhi chiusi e anche in appoggio monopodalico.

In conclusione è necessario il rilevamento di peso e altezza (in piedi e da seduto).

Chiaramente, tutti i valori rilevati durante l’esame morfo-posturale sono riportati su una scheda personale che documenterà anche i controlli successivi.





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