Il mal di schiena non è uguale per tutti

La famosa rivista scientifica inglese The Lancet, in un recente numero speciale (2018) dedicato al mal di schiena (lombalgia secondo il linguaggio medico), afferma che circa l’80% delle persone prima o poi ne soffrirà. In Italia rappresenta la prima causa di assenza dal lavoro e i casi sono in continua crescita negli ultimi venti anni. È un disturbo frequente in età adulta con massima
incidenza tra i 40 e i 50 anni, nel pieno dell’attività lavorativa. Sempre secondo l’articolo pubblicato, la maggioranza dei pazienti riceve tuttora terapie inadeguate. 

Le cause della lombalgia sono molteplici: squilibri della postura, attività lavorative particolarmente pesanti, attività sportive intense, ecc. Circa l’80% delle lombalgie si risolve nell’arco di 5/6 settimane (con relativo riposo e farmaci antinfiammatori), ma nel 50% dei casi il problema si ripresenta entro un anno. 

I trattamenti per ridurre il dolore sono diversi, ma per evitare che il problema si ripresenti (recidiva) e diventi cronico è necessario un approccio personalizzato. Non esiste una terapia che vada bene per tutti perché non esiste un paziente uguale all’altro, in quanto le variabili in gioco sono molte. 

L’approccio terapeutico personalizzato è basato prima di tutto su una valida diagnosi medica e poi su un programma riabilitativo costituito da: esercizi terapeutici, terapia manuale (fisioterapia) e apprendimento della corretta esecuzione delle attività quotidiane. 

In alcuni casi di lombalgia cronica risulta efficace abbinare cicli di fisioterapia e terapia cognitivo-comportamentale (psicoterapia) con lo specialista di riferimento. 

La principale forma di prevenzione consiste nel mantenere il proprio peso corporeo nella norma e nel praticare una attività fisica regolare, corretta e personalizzata.


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